• Home
  • /
  • Donne
  • /
  • Aborto: quel manifesto violento che offende le donne

Aborto: quel manifesto violento che offende le donne

E’ profondamente vergognoso che un messaggio falso, che accosta il tragico tema del femminicidio all’interruzione di gravidanza trovi spazio sui cartelloni pubblicitari. Il manifesto antiabortista comparso a Roma offende il diritto acquisito delle DONNE alla salute. Messaggi di questo tipo, veicolati attraverso affissioni in spazi pubblici, sono profondamente lesivi della dignità delle DONNE, sono inaccettabili. Il manifesto patrocinato da CitizenGO, braccio della destra prolife, è un attacco violento alle DONNE, alla libertà di scelta ed alla battaglia, anche degli uomini, contro la violenza di genere.

Il femminicidio e la legge 194 sono cose ben diverse, perché il primo è la brutale uccisione di una donna in quanto tale, la seconda è una legge dello Stato. E’ poi un manifesto che rivela ignoranza perché non è di certo attaccando una legge che ha funzionato come deterrente all’aborto clandestino che si tutela la vita delle DONNE ma solo attraverso la sua corretta applicazione. Bisognerebbe ricordare purtroppo che tante donne sono morte a causa degli aborti clandestini, praticati fuori del sistema di assistenza sanitaria e psicologica.

Il diritto all’aborto introdotto con la legge 194, grazie a decenni di lotte culturali e politiche, viene costantemente minacciato dalla dilagante, e spesso strumentale, obiezione di coscienza del personale medico e sanitario, che di fatto nega alle DONNE un diritto riconosciuto dalla legge.

Chi immagina e realizza manifesti di questo genere alimenta ulteriormente un clima di retrocessione dai diritti. C’è ancora tanta strada da fare per combattere  sul piano culturale, per assicurare alle DONNE pari diritti e pari dignità in ogni campo, e per evitare che si possano ripetere accostamenti vergognosi come quello proposto dalla rete CitizenGo in una campagna pubblicitaria  davvero oscena.

I manifesti sono comparsi a pochi giorni dal 40esimo anniversario dall’entrata in vigore della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, la legge 194, sottraendo così decine di migliaia di DONNE, spesso minorenni, alla tragedia delle mammane e dell’aborto clandestino. Era il22 maggio 1978 quando la legge fu approvata, dopo anni di battaglie soprattutto da parte dei Radicali, per poi venire definitivamente confermata dal fallimento del referendum abrogativo del 1981. Com’è la situazione oggi, al di là delle inevitabili polemiche a corollario del quarantennale (con tanto di marce e manifesti choc da parte dei numerosi gruppi antiabortisti)?

Due dati su tutti: gli interventi di interruzione volontaria di gravidanza (Igv) sono calati drasticamente dal 1982, anno del picco massimo, a oggi. Nell’82 infatti si registrarono qualcosa come 234.801 aborti volontari, mentre nel 2016, ultimi dati disponibili forniti dal ministero della Salute, gli interventi sono stati 84.926. L’altra faccia della medaglia è che sono cresciuti enormemente gli obiettori di coscienza: oggi i ginecologi che si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza sono addirittura il 70,9%. Nel 2005 erano il 58%. Il che significa, numeri alla mano, che solo tre ginecologi su 10 sono disponibili. Va leggermente meglio tra gli anestesisti, dove “solo” il 48,8% fa obiezione. Dati eloquenti, che si riflettono, seppure in misura minore, sul numero delle strutture che praticano gli interventi, che sono il 60% del totale (in lieve crescita sull’anno precedente).

Una vasta rete di DONNE, associazioni, sindacati, esponenti della politica, delle Istituzioni, della cultura e del mondo accademico, in occasione del quarantesimo anniversario dell’approvazione della legge 194 hanno inviato una lettera aperta alle parlamentari della XVIII Legislatura, dal titolo “Le DONNE sono qui”.

“Vogliamo celebrare con voi, che siate d’accordo o no, si legge nel testo, i 40 anni della legge che ha dato alle DONNE il diritto di dire la prima e l’ultima parola sul proprio corpo”. Nella lettera le promotrici si pronunciano contro i reiterati attacchi alla 194 e alla sua applicazione, sostenendo che “non ci può fare paura l’oscena propaganda che si sta scatenando in questi giorni contro questa legge, che pretende di mostrare le DONNE come assassine”.

“E’ la nostra libertà a fare paura”, continua la lettera. “Vi scriviamo, si spiega infine alle parlamentari, per dirvi che, qualunque governo verrà, le DONNE

non faranno un passo indietro, speriamo di avervi al nostro fianco. Continueremo a lavorare per affermare la nostra piena cittadinanza e per rendere migliore questo Paese. Riempiremo le piazze, se necessario”.