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Danimarca: multa a una donna per aver indossato il niqab

E’ una ragazza di 28 anni la prima donna multata in Danimarca per aver indossato il niqab, violando la nuova legge entrata in vigore a inizio mese.

La polizia è intervenuta, venerdì, in un centro commerciale a Horsholm, nella regione nord-orientale di Nordsjaelland, dove la donna musulmana era stata coinvolta in una colluttazione con un’altra donna che aveva cercato di strappare il suo niqab. Lo ha riferito – scrive il Guardian – il capo della polizia, David Borchersen, all’agenzia stampa Ritzau.

“Durante la colluttazione il suo niqab si era staccato, ma quando siamo arrivati lo aveva rimesso a posto”, ha raccontato Borchersen. La polizia ha quindi fotografato la donna e l’ha informata che avrebbe ricevuto una multa da mille corone danesi (134 euro). Posta davanti alla scelta di rimuovere il velo che copre anche il volto o di lasciare il luogo pubblico, la ragazza ha optato per la seconda. Dal primo agosto, chi copre il volto indossa burqa o niqab, in pubblico rischia una multa da mille corone (134 euro) e in caso di violazioni ripetute possono portare a sanzioni per 10 mila corone (1340 euro).

La maggior parte dei Paesi europei non ha una legislazione al riguardo e nemmeno una proposta di legge. In altri a legiferare sono state le autonomie locali: è il caso della Lombardia in Italia, del Ticino in Svizzera e di Barcellona in Spagna. In alcuni casi, nei Paesi dove la legge è stata approvata, sono previste anche delle multe per chi trasgredisce. La sanzione più alta è in Bulgaria dove le donne che si presentano con il Burqa in un luogo pubblico rischiano di dover pagare 767 euro. In Italia non esiste una legge che vieta precipuamente l’utilizzo di un velo che copra il volto come il niqab o il burqa.

L’unica regione che ha legiferato in proposito è la Lombardia che nel 2015 ha deciso di vietare il solo Burqa in tutti i luoghi pubblici fissando la sanzione a 103 euro per chi trasgredisce. In tutto il resto d’Italia portare il burqa nei luoghi pubblici è legittimo dato che non esiste nessuna legge. Così come lo è in Spagna, dato che solo Barcellona ha legiferato in proposito. La Francia, oltre alla multa di 150 euro, ha previsto che chi si mostra in pubblico con il Burqa o con il Hijab, debba seguire anche un corso di educazione civica.

È da notare che anche queste leggi non nominano espressamente i copricapi della tradizione islamica, ma istituiscono divieti a coprirsi il viso (e divieti a obbligare altri a farlo) nei luoghi pubblici. Nel dibattito che ha accompagnato l’attuazione di queste leggi il collegamento con il burqa e il niqab è stato molto diffuso. Anche la stampa ha spesso titolato con “leggi anti burqa”.

Chi sostiene l’esistenza di un divieto già in atto anche in Italia fa riferimento di solito a una legge che risale agli anni di piombo, quando il Paese dovette fronteggiare numerosi atti terroristici di matrice politica. Il riferimento è alla cosiddetta “legge Reale” sull’ordine pubblico. Il referendum del 1978 ne mantenne la validità. Nel 1977 la legge Reale venne in senso più restrittivo nei confronti dell’abbigliamento da tenere in pubblico. La nuova formulazione dell’articolo diventò:

“È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”.

Non si può negare che il niqab o il burqa rendono difficoltoso il riconoscimento della persona, e dunque sarebbero vietati.  Ma l’interpretazione del “senza giustificato motivo” apre un mondo di riflessioni…

LINK a Quaderni istituzionali: http://www.forumcostituzionale.it/wordpress/images/stories/pdf/documenti_forum/paper/0249_quattrocchi.pdf#page=7