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Femminicidi, crescono quelli provocati da familiari

Nell’ultimo anno, dall’1 agosto 2017 al 31 luglio 2018, gli omicidi sono  diminuiti ma crescono invece quelli provocati da partner, familiari o ex partner. E sul totale degli omicidi più di un terzo riguarda le donne. Lo rivela il rapporto annuale sulla sicurezza del Ministero dell’Interno pubblicato ad agosto. In ambito familiare  più di due terzi delle vittime sono donne.

Il dossier del Viminale spiega che in Italia si è registrata una riduzione del numero dei delitti, degli omicidi, dei furti e delle rapine. I delitti sono diminuiti del 9,5%, scendendo dagli oltre 2,4 milioni dello scorso anno agli attuali 2,2 milioni: poco più di 200mila in meno. In particolare, gli omicidi sono scesi del 14%, i furti dell’8,7%, le rapine dell’11%.

Si è passati da oltre 2,8 milioni a 2,2, con una diminuzione del 25,1%. Anche i furti sono scesi con una percentuale molto simile (25,9%), passando da circa 1,5 milioni nel 2011-2012 a quasi 1,2 milioni nell’ultimo anno.

Il calo è ancora più sostanzioso se ci si riferisce alle rapine, che hanno segnato negli ultimi 5 anni un decremento del 45,4%.

Rispetto allo scorso anno è in calo anche il numero degli omicidi, scesi dai 371 nel 2016-2017 ai 319 del 2017-2018. In flessione anche le uccisioni attribuibili alla criminalità organizzata, passati da 48 a 30.

Il dato allarmante invece è che sono aumentate le uccisioni all’interno delle mure domestiche, Se nel 2016-2017, gli omicidi nella sfera domestica erano il 36,4% del totale, nel 2017-2018 sono il 42%. In gran parte sono le donne a essere uccise. Il 37,6% sul totale degli omicidi, il 68,7% se riferiti alle uccisioni in ambito familiare. Numeri che crescono se a uccidere sono il partner (89,6%) o l’ex partner (85,7%).

Sono aumentati anche gli ammonimenti del questore saliti del 20,7% (il 17,9% per violenza domestica) e gli allontanamenti (+33,1%).

Sono invece diminuite le denunce per stalking, passate dalle 8732 del 2017 alle 6437 del 2018, il 26,3% in meno. Significa purtroppo che solo 1 donna su 4 ha presentato denuncia. Ma perché?

Il fenomeno si è ridotto? Per  paura o perché la denuncia viene percepita come inutile? Vero è che i riflettori sul tema si accendono solo di fronte a drammatici fatti di cronaca.

Siamo di fronte a una questione culturale e sociale rilevante che vede le donne vittima di misoginia.

A livello internazionale viene il primo atto vincolante che punta a creare un quadro normativo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, è stata la la “Convenzione di Istanbul”(2011). Il testo adottato dal Consiglio d’Europa esorta gli Stati firmatari ad applicare le misure necessarie per ottenere un cambiamento radicale di mentalitàper eliminare i pregiudizifondati sulla «inferiorità» delle donne e gli stereotipinei confronti di donne e uomini e chiede di sanzionare la violenza sulle donne, in qualunque ambito, affermando il principio che nessun argomento di natura culturale, storica o religiosa può essere portato come giustificazione.
ll dipartimento delle Pari opportunità ha fatto dei bandi, indirizzati alle scuole.

Ma resta fondamentale il supporto in tempi brevi ai centri anti violenza per attuare la prevenzione e la sensibilizzazione, oltre che l’accoglienza delle donne vittime.

La gestione da parte dello Stato delle risorse per l’assistenza e il sostegno alle vittime di violenza e ai loro figli, come la Corte dei Conti ha fatto emergere è lenta.

L’attuazione delle misure non è immediata. Il fattore tempo non è banale e di fatto riduce l’efficacia dei risultati.