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Grace project, non siamo il nostro seno

Negli Usa si chiama going flat. E riguarda la scelta di alcune donne che, dopo la rimozione radicale di un tumore al seno, preferiscono non ricostruirlo. Scelgono di diventare piatte. Negli States sono più di una su quattro, alcune delle quali, all’insegna dello slogan «Non siamo il nostro seno», hanno creato un vero movimento di opinione, postano su Instagram le proprie immagini e sono parte di un progetto fotografico (the-grace-project.org).

“Grace è una serie di ritratti di donne che hanno sperimentato la mastectomia per sopravvivere al cancro al seno”, si legge sulla home page del sito.

 

Per il suo progetto “Grace”, la fotografa, Isis Charise, trae ispirazione dalle antiche opere d’arte ellenistiche, con la maestosità e la bellezza delle antiche dee greche creando ritratti di donne che si sono dovute sottoporre alla mastectomia. Dentro lo spazio sicuro dell’obiettivo attento di Iside, le donne sbocciano. Finora più di 140 donne sono state fotografate, l’obiettivo è fotografarne 800 donne, il numero approssimativo di nuove diagnosi di cancro al seno negli Stati Uniti in un giorno.

E’ possibile fare una donazione per aiutare a supportare questo potente progetto o acquistare alcuni dei prodotti in vendita sul portale.

In Italia, oggi quasi tutte le donne scelgono la ricostruzione, ma ci sono anche voci fuori dal coro: donne che pensano che avere una protesi al seno dopo un intervento di mastectomia possa equivalere a dover accettare un corpo estraneo e rinunciano. In Italia, subito dopo l’intervento per rimuovere un tumore, ogni donna ha l’opportunità di avere 
il suo seno ricostruito come prima. Si comincia direttamente 
in in sala operatoria, dove viene posizionato un espansore mammario che allunga 
il muscolo pettorale e facilita, in seguito, l’inserimento di una protesi. E’ una vera e propria conquista, merito di Umberto Veronesi che, anni fa ingaggiò una grande battaglia politica e sociale. Si batté a lungo
 perché ogni donna, indipendentemente dalle sue possibilità economiche,
 dopo la devastazione dell’intervento potesse voltare pagina e riaffacciarsi alla vita con un seno nuovo. Una conquista diventata protocollo, a carico del Servizio sanitario nazionale, un percorso tanto consolidato che viene dato per scontato; i medici 
lo propongono di default.
 A nessuna donna viene mai suggerito 
di restare senza un seno dopo
 un tumore. Negli Stati Uniti invece molte donne non hanno un piano assicurativo che preveda la ricostruzione. Qui, è un diritto di tutte. Ecco perché 
la quasi totalità ne approfitta.

Ricostruire o restare piatte sono scelte intimissime e personali. Ciascuna donna deve sentirsi libera di vivere “il nuovo corso della vita” nel modo che ritiene più appropriato per se stessa.

Ci sono scelte che fanno bene alla testa e all’anima. Vanno sempre perseguite.