L’Italia che riparte dalle donne

«Se non si riparte dalle donne, l’Italia non diventerà mai un Paese moderno», dice Cristina Comencini, tra le fondatrici di SeNonOraQuando Libere. «Lavoro e maternità procedono insieme. L’Italia va fatta ripartire da un grande progetto che metta al centro i servizi fondamentali del welfare. Quel welfare che, si è visto, è tenuto in piedi dalle donne».

Congedo obbligatorio di paternità di 75 giorni. Incentivi fiscali per occupazione e imprenditoria femminile. Adeguamento delle scuole all’emergenza. Integrazione degli asili nido nel sistema scolastico-educativo. Sono alcune delle proposte  delle attiviste  di SeNonOraQuando che indicano al presidente Conte con una lettera su Change.

“Ci siamo, alla pari, e vogliamo che la ricostruzione si faccia secondo le esigenze e i valori inscritti nella nostra storia, nelle nostre esperienze troppo a lungo misconosciute. L’epidemia ha rimesso al centro delle nostre vite i corpi delle persone, la famiglia, le relazioni, la solitudine, la salute, il rapporto tra generazioni e tra l’economia e l’umano. Se l’Europa riesce ad affrontare questa prova sarà perché questi valori, un tempo principalmente attribuiti alla sfera «privata», diventano in questi giorni dei valori pubblici. E combattono il propagarsi della malattia, stanno – speriamo – vincendo.

L’Europa deve rifondarsi su questi valori, sulla forza e le competenze delle donne.

Deve dare vita a un grande progetto comune che tenga conto di queste priorità. Nelle case, le donne, separate tra loro, sono unite in questa comune volontà”.

Le firme: Ursula Apitzsch, politologue et sociologue, université de Francfort, Cornelia Goethe Centrum ; Bojana Bratic, traductrice, Serbie ; Cristina Comencini, écrivaine et réalisatrice, Italie ; Marcella Diemoz, physicienne, Institut national de physique nucléaire, Italie ; Dubravka Duric, poétesse et chercheuse, Serbie ; Annie Ernaux, écrivaine, France ; Elena Ferrante, écrivaine, Italie ; Ute Gerhard, sociologue, université de Francfort ; Lena Inowlocki, sociologue, université de Francfort ; Julia Kristeva, linguiste, psychanalyste, philosophe et écrivaine, France ; Dacia Maraini, écrivaine, Italie ; Gertrude Moser-Wagner, artiste, Autriche ; Laura Pugno, écrivaine, Italie ; Annalisa Rosselli, économiste, Académie des Lyncéens, Italie.

«La storia ci ha mostrato che al chiudersi di una crisi le donne, che ne avevano sopportato in modo particolare il peso, venivano sospinte indietro, obbligate a sacrificare lo spazio pubblico in favore di quello privato», scrivono. «Questa volta non deve essere così e non lo permetteremo. La separazione tra pubblico e privato si è disintegrata e bisogna fare in modo che donne e uomini li attraversino entrambi, in parità e rispetto».

Nella lettera. in sei punti, le attiviste chiedono una svolta affinché la maternità esca dalla dimensione privata per entrare in quella pubblica. Questo significa mettere al centro dell’agenda della ricostruzione la presenza femminile nel mondo del lavoro. Non si potrà più permettere che la procreazione e la cura costringano le donne a rinunciare al lavoro per mancanza di servizi alla persona, quelli ai bambini, alle persone vulnerabili e agli anziani. 

Questi i sei punti
1) Misure strutturali di carattere economico e fiscale a favore della maternità, prevedendone l’onere a carico dello stato.
2) Adeguamento delle scuole all’emergenza, messa in sicurezza di edifici e ambienti, adeguamento tecnologico e completamento dei processi di digitalizzazione, al fine di garantire la tempestiva riapertura delle scuole a settembre. Avvio di un piano straordinario di edilizia scolastica con particolare attenzione ai problemi del Mezzogiorno.
3) Integrazione degli Asili nido nel sistema scolastico- educativo in attuazione della legge 0-6 (2018).
4) Piano di investimenti nella sanità e nei servizi sociali (maggiore presenza sul territorio del SSN, assistenza e reti di servizi per le persone fragili)
5) Piano di incentivi fiscali per l’occupazione e l’imprenditoria femminile
6) Congedo obbligatorio di paternità di 75 giorni in linea con la direttiva europea.

La Lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte è stata lanciata con la petizione Con le donne verso la Ricostruzione. Per aderire firmare su Change