MeToo ispira la nascita di strartup Le donne fanno rete

Da movimento che difende ideali e che conduce battaglie contro le molestie a fonte di ispirazione per attività imprenditoriali: #MeToo, di iniziative per il lavoro, ne ha ispirate parecchie. Il movimento di denuncia è anche una coalizione di donne unite che scendono in piazza insieme, lavorano insieme, investono insieme. Magari dando vita a startup che hanno le loro radici proprio nel movimento.Quali sono le start up nate da #MeToo? Eccone alcune, TheLily ha stilato una raccolta di dieci di queste start-up, che tramite i loro siti o le loro app offrono dei servizi utili alle donne che si trovano in difficoltà perché vittime di molestie o di abusi sul posto di lavoro.C’è ad esempio Lisa Gelobter che ha co-fondato una #startup, utile per aiutare le aziende e i dipendenti a risolvere i problemi di #pregiudizi, #discriminazioni, #molestie e situazioni di disagio.  Ma non è l’unica donna ad aver tratto ispirazione da #MeToo, il movimento che sta cambiando il corso della storia del potere. Lisa quando studiava informatica, sia lei che le altre donne sentivano di dover dimostrare di essere più dei loro compagni di classe maschi. Ha lavorato con ingegneri maschi che hanno spesso manifestano stupore di fronte alla sua conoscenza di programmi software chiedendole se fosse in grado di seguire una conversazione tecnica. Così quando il movimento #MeToo ha preso vita, la Gelobter, un ex dirigente tecnologico di BET (Black Entertainment Television) insieme a Hulu, ha abbracciato “un momento di chiarezza”. Ha deciso di prendere la sua familiarità con la discriminazione e ha co-fondato una startup, utile per aiutare le aziende e i dipendenti a risolvere i problemi di pregiudizi, discriminazioni, molestie e situazioni di disagio che cadono nel mezzo. “Vogliamo essere un difensore civico digitale confidenziale“, ha detto la Gelobter, 46 anni, che è stata anche il capo dei servizi digitali del Dipartimento dell’istruzione dell’amministrazione Obama. “Vogliamo digitalizzare quel consiglio umano.“Le nuove startup ispirate da #MeToo adottano una serie di approcci: AllVoices, che, come tEQuitable, aiuta i dipendenti a segnalare anonimamente molestie, offre una piattaforma diretta direttamente al CEO e al consiglio di amministrazione ed è stata creata da un ex vicepresidente della 20th Century Fox. tEQuitable è un app dove l’utente può denunciare le difficoltà incontrate sul luogo di lavoro e ricevere assistenza. Al contempo, l’app raccoglie i dati e li confronta, per scoprire se queste forme di abuso sono ricorrenti o se seguono comportamenti ben definiti. Analogo il funzionamento di AllVoices, dove le vittime possono denunciare anonimamente e i messaggi essere letti direttamente dal consiglio d’amministrazione e dall’amministratore delegato. Bravely, invece, preferisce puntare sulla comunicazione, offrendosi come intermediario e consigliere per i lavoratori e suggerendo loro come relazionarsi alle risorse umane e all’azienda, spesso viste come nemiche. Si basa sull’intelligenza artificiale Botler AI, raffinato sistema che incrocia migliaia di documenti legali e sulla base di questi svela se l’esperienza dell’utente possa prefigurarsi come un reato in Canada o negli Stati Uniti. Due donne sono le menti di BetterBrave, che offre una guida su come comportarsi in caso di molestie sul lavoro. STOPit Solutions è nata per affrontare il bullismo nelle scuole, ma si sta diffondendo anche nei luoghi di lavoro. Chi preferisce le discussioni protette dall’anonimato, invece, può provare Blind, una chat anonima condivisa tra i dipendenti. C’è poi theBoardlist, una piattaforma che ha l’obiettivo di ridurre il gender gap nei consigli di amministrazione. Textio, invece, si concentra sugli annunci di lavoro delle aziende, riscrivendoli in modo da eliminare diciture che attraggono soprattutto i maschi bianchi tagliando fuori altri candidati. Anche Blendoor cerca di aiutare le aziende, anonimizzando i profili dei candidati e permettendo quindi una selezione più meritocratica.