Prima delle storie ci sono le persone

“I risolini ed il sarcasmo di Vespa,nei confronti di quella donna, lasciano senza parole. Forse è meglio che si riposi, che stia a casa a pensare alle parole che dice e a capire che cosa sia il rispetto, il dolore e la paura”. Così Ornella Vanoni in un tweet dopo l’intervista del giornalista a Lucia Panigalli, sopravvissuta a un tentativo di omicidio da parte dell’ex compagno.

Bruno Vespa, il giornalista del Servizio pubblico, nel corso dell’intervista esordisce con affermazioni del tipo “è fortunata, perché è sopravvissuta”. “Lui è innocente”. “A differenza di tante altre donne, è protetta. Non corre rischi.” E ancora: “18 mesi sono un bel flirtino però…” “Era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte.”

E poi “Signora, se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe fatto”.

“Le luci, la concitazione, il pubblico, i tempi velocissimi mi hanno frastornato in modo tale da impedirmi di capire ciò che era appena successo. Ma ora, a mente più fredda, mi sento profondamente offesa dal tono e dai modi usati da Bruno Vespa nel corso della trasmissione Porta a porta, anche a nome di tutte le donne che non sono state ‘fortunate’ come me”. Ci sono voluti due giorni per realizzare cosa fosse davvero accaduto in quello studio.Poi Lucia ha realizzato che la perversa sete di dettagli con cui le è stato chiesto di ripercorrere le fasi più truci dell’aggressione non è stata un’azione utile. Non è stata utile a cambiare una cultura dominante e preoccupante che ripropone una intollerabile rappresentazione “tossica e distorta” della violenza sulle donne. Che finisce per far rivivere quel dolore sempre due volte: la prima nel corpo per qualche minuto e la seconda nella mente per il resto della propria vita.

Lucia è una donna “fortunata” secondo Vespa. È invece una vittima, e lo è ogni singolo giorno. Bruno Vespa si è detto “sorpreso e indignato” dalle reazioni alla sua intervista sostenendo che si è voluto estrapolare una frase da un dialogo complessivo di grande solidarietà e rispetto. La vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni ha presentato un esposto all’Agcom e Maria Laura Paxia un’interrogazione in Vigilanza . “Ho visto e rivisto l’intervista di Bruno Vespa alla signora Panigalli, e tutte le volte quelle battute fuori luogo e quei luoghi comuni accrescevano lo sconcerto e incredulita’”. Lo ha scritto su Facebook il consigliere di amministrazione Rai Riccardo Lagana’. “Bene ha fatto l’ad a condannare l’episodio, bene ha fatto a chiedere di approfondire i fatti. Confido che la questione venga demandata anche alla Commissione del Codice Etico Rai. Auspico un deciso intervento per evitare che certi spiacevoli episodi possano ripetersi. Le scuse non bastano, occorre cambiare”, ha aggiunto Laganà.

Per chi come me quell’intervista l’ha seguita la pensa diversamente. Non è la frase agghiacciante da lei pronunciata il problema in sé, e neppure le altre frasi davvero spiacevoli, insensibili, distanti.

Sono state spiacevoli quelle risate inopportune con cui ha accompagnato quasi ogni passaggio dei venti minuti di intervista.

E ed è stato spiacevole constatare che anche lui si aggiunge alla quantità di persone e di uomini che considera la “solidarietà” a una donna vittima di violenza come una sorta di paternalistica compassione rispetto a un dolore intimo di cui nulla sa. Era intimamente lontano da quel dolore e dunque non ha il diritto di rappresentarlo.

La sua empatia è stata pari a zero.

Fino a quando questo agire non sarà finalmente chiaro, non risolveremo mai quella piaga spaventosa che si chiama femminicidio.

Per tutti i giornalisti è sempre bene fermarsi e rendersi conto che si ha davanti una persona prima ancora che una storia. Quale messaggio vorremmo lasciare a chi ascolta?

Vogliamo contribuire a far crescere la consapevolezza su un dramma, provare a trovare soluzioni o invece alleggerire la pena al carnefice o ai carnefici? Se si è giornalisti occorre rispettare delle regole. Bisogna tener conto del fattore umanità. Altrimenti stiamo facendo spettacolo. Occorre dare forma a un giornalismo più etico, attento alle persone, capace di raccontare le difficoltà. Ma anche i successi. E le soluzioni. L’informazione va ripensata. Dobbiamo farlo per la dignità della professione, nell’interesse di tutti i fruitori della notizia. La missione del giornalista è imponente e delicata. Occorrono regole e rispetto delle stesse. E senza empatia non si va da nessuna parte.