Ritratti di sei pittrici coraggiose e disobbedienti

Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un’icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all’esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C’è qualcosa che lega l’elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l’amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Elisabetta Rasy torna a occuparsi di donne nella storia e lo fa con una capacità di ascolto davvero unica. Nel libro “Le disobbedienti” ( Mondadori editore) si riconoscono la discrezione della testimonianza e la gioia della scoperta. Ad essere raccontate sono le esistenze di sei pittrici in un arco di tempo che va dal diciassettesimo secolo alla prima metà del Novecento, dalla pioniera Artemisia Gentileschi all’icona femminista Frida Kahlo. In mezzo si inseriscono altre donne di talento: Élisabeth Vigée Le Brun, che nel 1778 diventa la ritrattista ufficiale della regina Maria Antonietta, Berthe Morisot, l’unica donna a esporre insieme agli impressionisti, Suzanne Valadon, la donna di umili origini che troverà un riscatto nella pittura simbolista, e l’ebrea tedesca Charlotte Salomon, morta in un campo di concentramento a soli 26 anni, ma sopravvissuta grazie all’eredità dei suoi disegni. Elisabetta Rasy interroga documenti diversi, non più̀ libri ma immagini. Sono proprio gli autoritratti ad aprire ogni capitolo del libro. Scrutando nei loro occhi Rasy scorge qualcosa che definisce meglio la natura della loro disobbedienza.

 

Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società.

Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell’anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione.