Suore schiave dei preti

Sul mensile dell’Osservatore romano “Donne Chiesa Mondo” Marie-Lucile Kubacki ha denunciato lo sfruttamento delle suore da parte di cardinali e vescovi: suore in piedi dall’alba fino a sera tardi per preparare colazione e cena, stirare, lavare, tenere in ordine la casa. Suore umiliate perché costrette a consumare il loro pasto da sole in cucina. Suore frustrate e sottopagate, cui la fede non basta più e che devono ricorrere agli ansiolitici. Il loro nomignolo è “Suore pizza”.

«Un ecclesiastico pensa di farsi servire un pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una volta che è stato servito? È normale per un consacrato essere servito in questo modo da un’altra consacrata?

In Vaticano non ci consultano mai. Il primo a farlo è stato Francesco. Siamo andate da lui in più di mille. Non c’ era neanche un cardinale. Ci avevano chiesto di presentare in anticipo e per iscritto le domande che avremmo posto al Santo Padre. Una suora non ha avuto il coraggio di leggere fino in fondo il suo quesito sulle religiose che fanno le colf per i preti senza ricevere neppure un compenso. Il Papa l’ha tolta dall’imbarazzo: ‘Anche se la domanda era incompleta, voglio rispondere lo stesso. Io, voi, noi siamo al servizio dei poveri. Ma il servizio non è servitù”.

Ci ha pensato Papa Francesco a sorprenderci ancora ammettendo che persiste una mentalità maschilista e che non bisogna confondere il servizio con la servitù. E sorprende positivamente anche il fatto che su un organo di stampa del Vaticano possa trovare liberamente spazio questa denuncia.

Il Papa, nella sua lettera riportata anche da Vatican News, esprime chiaramente la sua preoccupazione per “il persistere di una certa mentalità maschilista, perfino nelle società più avanzate, dove si consumano atti di violenza contro la donna, trasformandola in oggetto di maltrattamento, di tratta e di lucro, come pure di sfruttamento nella pubblicità e nell’industria del consumo e del divertimento. Mi preoccupa anche che, nella stessa Chiesa – continua -, il ruolo di servizio a cui ogni cristiano è chiamato, scivoli a volte, nel caso delle donne, verso ruoli più di servitù che di vero servizio”. Francesco dice dunque di sperare che il libro in uscita sia un contributo nella riflessione verso “una sensibilità e un riconoscimento più grandi della missione e della vocazione della donna” e apprezza che l’autrice non si sia dimenticata “di Maria, Benedetta tra le donne“.Da lei emerge infatti qualcosa di speciale che il Papa definisce ‘stile mariano‘. “Uno stile che – scrive – invita tutta la Chiesa a essere Madre che ama tutti con tenerezza e affetto.Uomini e donne nella Chiesa non devono perdere di vista questa prospettiva oggi tanto cruciale”.

Più volte il Papa è intervenuto sulla questione femminile all’interno della Chiesa e nell’introduzione al suo libro la scrittrice spagnola cita due occasioni. La prima, il 28 luglio 2013, durante il volo di ritorno a Roma da Rio de Janeiro, quando rispondendo ad una domanda di un giornalista di ‘Le Figaro’, Francesco ha risposto:

“Credo che noi non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della donna, nella Chiesa. Soltanto può fare questo, può fare quello, adesso fa la chierichetta, adesso legge la Lettura, è la presidentessa della Caritas… Ma, c’è di più! Bisogna fare una profonda teologia della donna”. La seconda occasione, durante un’intervista, quando rispondendo al gesuita padre Antonio Spadaro il Papa ha ribadito: “Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all’interno della Chiesa”.

 Mi sono incuriosita allora a cercare la posizione della donna nella Bibbia e nei Vangeli e di seguito trovate un estratto.

Le donne nei vangeli vengono presentate come coloro che per prime hanno saputo accogliere e comprendere il Signore: dalla madre, grande non perché ha dato alla luce Gesù, ma perché ha saputo diventare discepola del figlio, a Maria di Magdala, prima testimone e annunciatrice della risurrezione del Cristo.

Nei vangeli gli unici esseri che servono Gesù sono gli angeli (“e gli angeli lo servivano”, Mc 1,13) e le donne. Per gli evangelisti le donne non solo sono uguali agli uomini, ma svolgono un ruolo superiore, lo stesso degli angeli. L’azione di “annunziare”, esclusiva prerogativa degli angeli, i nunzi di Dio, è infatti nei vangeli compito privilegiato delle donne. Per questo solo le donne sono incaricate dall’Angelo del Signore di annunciare la risurrezione di Gesù: “Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” (Mt 28,7-8).

E proprio la donna, che la Bibbia definiva responsabile della morte (“Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo”, Sir 25,24), sarà la prima testimone della vita: “Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore!»” (Gv 20,18).