Un mondo di contrasti ed eccessi: cresce la diseguaglianza economica

Ci sono dati che ti lasciano senza parole. Numeri che ti sbattono in faccia le diseguaglianze feroci. Dati che esprimono ingiustizie sociali. Che fanno i conti con l’assenza di politiche di governo per il welfare. Questi dati tagliano come lame nella carne quando incrociano le vite di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che per un’intera giornata di lavoro guadagnano poco più di un dollaro. La storia che abbiamo ascoltato in tv dell’operaia vietnamita che lavora ogni giorno 1200 paia di scarpe e non ne può comprare un solo paio per suo figlio mi fa vergognare e mi fa pensare di non comprare più i prodotti del brand per il quale lavora.

Dopo il Forum Economico Mondiale di Davos, la confederazione Oxfam ha diffuso le proprie analisi sugli squilibri nella distribuzione globale della ricchezza netta.

A Davos i più potenti e ricchi uomini del mondo, quelli che decidono le politiche di governo sul tema delle disuguaglianze non hanno deciso nulla. Davos è stata l’ennesima sfilata della politica mondiale. Ma allora quali sono i luoghi decisionali del potere?

Le diseguaglianze nel mondo (e le diseguaglianza in Italia) sono inaccettabili. E non solo per una questione etica. E’ un dato che produce un corto circuito per il sistema, che erode le basi democratiche di un Paese, della rappresentanza e della sicurezza.

Cosa dicono i dati chiave del rapporto Oxfam? L’estrema disuguaglianza economica nel mondo è oggi ancora più̀ ampia di quanto stimato in precedenza e viviamo un mondo di contrasti: la ricchezza accumulata da un’esigua minoranza di super ricchi sta crescendo a dismisura tanto che, a questo ritmo, nel giro di 25 anni potremmo trovarci di fronte al primo “trillionaire” ovvero ad un individuo che possiederà̀ una ricchezza superiore ai 1.000 miliardi di dollari. Tutto questo a fronte di un contesto globale in cui ancora oggi 1 persona su 9 soffre la fame e 1 persona su 10 vive con meno di 2 dollari al giorno. Già̀, perché́ l’estrema disuguaglianza ci riguarda tutti: 7 cittadini su 10 nel mondo vivono in un Paese in cui la disuguaglianza è sensibilmente aumentata negli ultimi 30 anni. Se in questi anni, al contrario, fossero state intraprese politiche efficaci volte a ridurre il divario tra ricchi e poveri, oggi ci sarebbero 700 milioni di persone in meno intrappolate nella morsa della povertà̀.

Dati in pillole del rapporto Oxfam

8 persone nel 2016 possedevano la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) dei 3,6 miliardi di persone più povere del mondo.

L’1% della popolazione mondiale possiede, sin dal 2015, più ricchezza netta del restante 99%.

1.810 miliardari da soli detengono una ricchezza netta di 6.500 miliardi di dollari, ossia quanto posseduto dal 70% più povero dell’umanità. Un terzo di questa ricchezza è ereditata, mentre il 43% è dovuta a relazioni clientelari.

1 persona su 10 nel mondo vive con meno di 2 dollari al giorno
7 persone su 10 nel mondo vivono in paesi in cui la disuguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni.
3$: tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero della popolazione mondiale è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari all’anno.

11.800$: fra il 1988 e il 2011 l’aumento del reddito medio dell’1% più ricco della popolazione mondiale è stato di 11.800 dollari ovvero 182 volte l’aumento di cui ha beneficiato il 10% più povero della popolazione mondiale.

10 tra le più grandi multinazionali hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche di 180 Paesi al mondo.

Il Pil non misura la disuguaglianza. In Zambia, ad esempio, nonostante una crescita media del Pil del 6% l’anno tra il 1998 e il 2010, la fascia di povertà è aumentata dal 43% al 64% (4 milioni di persone in più).

124 milioni: E’ il numero di bambini che potrebbero andare a scuola se si recuperassero i proventi dell’elusione fiscale delle grandi corporation a danno dei paesi poveri.

50%: E’ la quota di emissioni in atmosfera prodotta a livello globale dal 10% più ricco del mondo.

In Italia l’1% più̀ ricco era in possesso nel 2016 del 25% della ricchezza nazionale netta. Da soli, i primi 7 miliardari italiani possedevano più̀ ricchezza del 30% più̀ povero dei nostri connazionali.

170 anni: è il tempo necessario perché con l’attuale trend globale le donne raggiungano lo stesso livello retributivo degli uomini.

Si vuol far piangere i ricchi? No, assolutamente. Ma si vorrebbe un sorriso in più per i poveri.

Ma quali sono le cause della diseguaglianza ed esiste un’alterativa? Esiste un’ economia umana?

I vincitori dell’attuale sistema economico occupano la posizione al vertice della piramide sociale: grandi corporation e individui super-ricchi.

Le imprese sono attori economici essenziali in un’economia di mercato: se agiscono nell’interesse di tutti, hanno un ruolo fondamentale per la costruzione di società̀ eque e prospere. Tuttavia, nell’attuale sistema economico le grandi corporation non sempre agiscono nell’interesse collettivo, e questo è chiaramente ravvisabile da alcune pratiche imprenditoriali orientate a:

massimizzare i profitti degli azionisti: in Gran Bretagna, ad esempio, la percentuale di utili che negli anni ’70 veniva distribuita agli azionisti (e non reinvestita nell’impresa) era del 10%, oggi questa percentuale è salita al 70%.
comprimere verso il basso i salari dei lavoratori: negli ultimi anni si è assistito ad una crescita esponenziale delle retribuzioni dei top manager e ad un divario sempre più̀ marcato tra le loro retribuzioni e i salari dei lavoratori. La massimizzazione dei profitti comporta la necessità di minimizzare i costi di produzione. Ne è un caso esemplificativo la produzione di iPhone 4 nel 2010 che ha avuto un costo lavoro per la Apple di appena il 5,3% del suo valore complessivo di mercato.

eludere il fisco: ad esempio, facendo ricorso a paradisi fiscali per ‘ottimizzare’ i propri profitti globali, erodendo le basi imponibili in paesi a fiscalità medio-alta; oppure siglando accordi fiscali segreti o assicurandosi esenzioni fiscali dai Governi di alcuni Paesi in cui operano. L’UNCTAD stima che i paesi in via di sviluppo perdono, a causa di simili forme di abuso fiscale, circa 100 miliardi di dollari ogni anno, quanto basterebbe per riportare a scuola 124 milioni di bambini.

alimentare un capitalismo clientelare: corporation di ogni settore (finanziario, farmaceutico, tessile, estrattivo, informatico…) usano il loro schiacciante potere e la loro influenza perché́ regole e normative nazionali ed internazionali giochino a loro vantaggio. Ad esempio, in Nigeria, grandi corporation del settore petrolifero, tra cui la Shell, hanno fatto lobby verso il Governo per prevenire qualsiasi aumento delle imposte sugli utili di impresa.

Il modello di Economia Umana proposto da Oxfam parte dal presupposto che il mercato da solo non è in grado di rispondere in maniera adeguata ed equa ai bisogni di tutti i cittadini e di rispettare l’ambiente. Pertanto è necessario l’intervento dei Governi per tutelare i diritti di tutti e per salvaguardare il bene comune.