Ad una donna conviene lavorare? Sì, ma quanto è difficile

Sono sempre alla ricerca della perfezione. Ogni cosa è sempre perfettibile. Si tratta di una ricerca che non mi stanca , anzi mi inorgoglisce. E continuo a chiedermi quale sia il giusto equilibrio nella conciliazione tra lavoro e famiglia.

Sicuramente non mancano normative e strumenti, sia in Europa che in Italia, sulla conciliazione che fanno emergere la presenza di modelli positivi e “buone prassi” da cui prendere esempio sul contesto vissuto dalle donne all’interno del mercato del lavoro, e in particolar modo su ciò̀ che le politiche del lavoro e le politiche sociali hanno fatto fino ad oggi nella logica del Welfare inclusivo.

Ma la strada da percorrere è ancora lunghissima perché modificare atteggiamenti culturali richiede tempo. Richiede che una mamma e un papà educhino alle pari opportunità i maschi e le femmine sin da bambini.  C’è inoltre una profonda necessità di migliorare la conciliazione di sistema (organizzazione della società̀, cultura diffusa, strutture del territorio) che dovrebbe occuparsi fondamentalmente di facilitare l’organizzazione del tempo delle donne nella famiglia e sul lavoro.

E la promozione della conciliazione tende a migliorare le condizioni di vita e di indipendenza delle donne sia per rispondere al meglio alle esigenze e ai bisogni delle donne appesantite dal doppio ruolo,  sia per migliorare le condizioni delle donne sul lavoro.

Ma diciamoci la verità: siamo ancora lontane dall’obiettivo!

Cosa ho fatto io quando è nato Gianmarco circa 12 anni fa? Come molte donne ho pensato anche di mollare il lavoro piuttosto che lasciare un cucciolo di uomo tra le mani di una estranea. Se non ci sono i nonni a disposizione, una sorella, una zia o un parente, c’è poco da fare: occorre pagare una baby sitter per 8/10 ore di lavoro al dì.

E così ho fatto. Per fortuna nella mia vita familiare c’era Magdalena, una santa, una ragazza amorevole e dolcissima che ha cresciuto Gianmarco fino a quando ha compiuto 6 anni. Poi per mia fortuna, perché  Gianmarco non aveva amore che per lei,  ha deciso di lasciare l’Italia e tornale in Polonia per laurearsi. Magda resta nei nostri cuori ed immensa è la mia riconoscenza per lei che nel frattempo si è laureata.

Quando è partita io stavo per dare alla luce Mariagiulia e nel frattempo dovevo recuperare il mio rapporto con Gianmarco. Mi sono organizzata creando momenti esclusivi con lui.  Magda aveva uno stipendio di 800 euro al mese , oltre i contributi, la tredicesima e il TFR. Totale costo economico della conciliazione lavoro famiglia per il primo figlio uguale a 62.000,00 euro circa ( oltre i contributi) .

Dopo Magda nella nostra vita è arrivata Isabel, una ragazza peruviana portentosa, capace di fare tutto e sempre sorridente! E’ rimasta con noi per 3 anni circa, fin quando non sono diventati insostenibili i crediti che vantavo dal mio committente Pubblica Amministrazione. Totale costo economico della conciliazione lavoro famiglia uguale a 30.000,00 euro circa ( oltre i contributi).   

Ma starò facendo la cosa giusta?

Per rincorrere il mio lavoro è giusto che io pianifichi la mia vita così? Provo a immaginare per un attimo l’ipotesi primordiale, quella nella quale non lavoro e sono a casa a fare la mamma. 

Sarei stata gratificata solo da questo o mi sarei sentita frustrata perché non avevo messo a frutto gli anni di studio o perché il ruolo di madre e casalinga non  prevede un compenso economico ?  E magari anche per la ceretta avrei dovuto chiedere i soldi  a qualcuno? E se questo qualcuno non fosse stato un padre o un marito capace di mettermi al centro e farmi sentire appagata ? 

Come è difficile essere donna e mamma che lavora …

Ma sono così orgogliosa di mostrare ai miei bambini quante cose belle si possono fare nella vita. 

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