In 23 anni di lavoro, e dopo numerose attività professionali, di tipo diverso, ho verificato che l’abuso di potere è un atteggiamento molto diffuso. Per praticarlo non occorre per forza essere Harvey Weinstein. Si può essere dei prevaricatori anche se si è un piccolo imprenditore, un uomo politico, un coordinatore di team, un professionista di ogni tipo… E anche se sei donna in una condizione di potere chiaramente.

L’esposizione costante e l’accettazione dell’abuso conduce alla fragilità psicologica e alla mancanza di stima in se stessi. Il bisogno di un lavoro, il bisogno di soldi, la paura, i sensi di colpa possono tentare di giustificarne l’accettazione. “Liberarsi dalle catene” di una soggezione morale può risultare complesso per molti/e.

Amiche e amici hanno condiviso con me bui racconti di vita, rendendomi partecipe di spezzoni delle loro esperienze di schiavitù psicologica.

E io stessa per alcuni periodi ho vissuto nella gabbia della paura.

A chi denuncio? Chi mi può aiutare? E se poi non sarò creduto? E se diventassi io l’accusato? Se il “potente” orientasse il sentimento intorno a me espandendo l’onda del condizionamento?

Di certo non si può insegnare a sub –umani l’umanità ed il rispetto degli altri. Chi esercita l’abuso di potere prova godimento nel prevaricare. O a vincere a mani basse. Non si sente umiliato dal volere ottenere “con la forza” ciò che non può.

E chi subisce non può sempre sferrare un pugno o diventare l’incredbile Hulk.

Può parlare con chi si fida. Può piangere con chi ha la capacità di ascoltare e la sensibilità di capire. Può chiedere aiuto. Può essere aiutato a trovare il coraggio di dire basta. Io credo molto nelle possibilità che ha ciascuno di noi per dare un contributo al cambiamento.

Ho davvero testimonianza che piccoli gesti possano diventare immensi. Infine, ma non come considerazione meno importante, ci vuole più coraggio nel denunciare. E tutte le accuse piovute su Asia Argento mi feriscono come donna. Mi dilaniano pensando che per la seconda volta una ferita aperta venga di nuovo infettata dal giudizio morale degli altri. Gli altri chi?

Davvero vi sentite in diritto o dovere di giudicare le vite degli altri? E ritornano di nuovo le armate di donne contro le donne. Donne, dobbiamo unirci e fare squadra, non accusarci.