Portare ai tavoli negoziali, ma soprattutto nei processi di peace building e peace making, le donne con la loro voce, le loro esigenze e la loro capacità di tessere reti e costruire ponti.
E’ con questo obiettivo che ieri è nato un network molto speciale, quello delle donne mediatrici del mediterraneo, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale assieme all’Istituto Affari Internazionali (Iai) e alla sezione italiana di Wiis, Women in International Security.
In Colombia, in Afghanistan in Ucraina, in Siria, nello Yemen sono molte le donne impegnate a mediare e a costruire processi di pace. La rete promuove l’opportunità e la necessità di avere tavoli negoziali con la voce delle donne. L’Italia si sta impegnando a sostenere per un triennio un programma ambizioso di formazione, mentoring, advocacy per formare e portare ai tavoli negoziali e in ogni luogo o forum che serva, la rappresentanza femminile, in grado di far valere i bisogni specifici delle donne nei processi di pace e nel suo mantenimento che, per molte donne significa anche aver riconosciuti maggiori diritti.
L’ eguaglianza di genere crea i presupposti di sviluppo e pace perché le donne sono agenti di cambiamento. La strada da fare è lunga, è vero, ma non possiamo negare che le cose stanno cambiando e passi in avanti si compiono. Cosa ci dicono i dati Istat? Rispetto agli uomini le donne presentano una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini). Passando dall’abitazione al posto di lavoro, nel 2015, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro). Sulle donne nelle posizioni apicali l’Istituto registra come continui ad aumentare a ritmo sostenuto la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, anche grazie agli interventi normativi in materia. Nel 2017 è stata superata la quota 30 per cento (31,6%). Diversa e variegata è, invece, la rappresentanza femminile negli organi decisionali presenti nel nostro Paese. Alla data di ottobre 2017, le donne presenti negli organi decisionali sono in media il 16,4%.
Ma noi cosa possiamo fare nella nostra quotidianità affinché cresca la consapevolezza sull’importanza del tema uguaglianza di genere e possa cambiare la cultura? Questa non è solo una missione delle Istituzioni.
Già nelle famiglie, l’educazione con la quale si crescono i figli può costruire tanti mattoncini a favore del tema.
“Storie della buonanotte per bambine ribelli – 100 vite di donne straordinarie”, non è solo un libro di favole per bambine, per esempio. Quando ho iniziato a leggerle a Gianmarco lui ha protestato sostenendo che fossero cose per femminucce.
Ho trattenuto il fumo dalle narici: sto allevando un maschilista, mi sono detta fra me e me!
Amore di mamma ci sono molte donne sportive, (a Gianmarco piace lo sport), che hanno fatto cose davvero incredibili , gli ho detto per superare la sua diffidenza. Ho iniziato a leggergli le avventure della aviatrice Amelia Earhart, della sollevatrice di pesi Amna Al Haddad, della piratessa Grace O’ Malley e tante altre. Alla fine ha trovato interessante anche le storie delle ballerine Alicia Alonso e Michaela Deprince.