Se rinascessi uomo guadagnerei di più. Se mi chiamassi Mario e non Maria il mio stipendio sarebbe più alto. In fondo basta una vocale per superare il gender gap tra le paghe maschili e quelle femminili.
Gli uomini continuano a guadagnare di più delle donne, anche se queste lavorano di più: 512 minuti quotidiani contro i 453 dei colleghi uomini. Le retribuzioni medie a livello nazionale registrate dall’Osservatorio JobPricing sono pari a 30.676€ per gli uomini e pari a 27.228€ per le donne, con un divario di 12,7 punti percentuali a favore dei primi (specularmente, le donne guadagnano il 11,2% in meno dei colleghi maschi).
La differenza salariale di genere, testimoniata da diversi studi a livello internazionale, è entrata a pieno titolo nelle agende di lavoro delle istituzioni di diversi Paesi, dopo che l’Unione Europea da anni ha posto l’accento sul tema tanto da creare un progetto ad hoc per sensibilizzare i Paesi membri.
La linea che si sta seguendo, nella maggior parte dei casi, è quella di rendere “visibili” le remunerazioni, secondo il principio che se si rende noto il divario si può più facilmente contribuire a sanarlo.
L’Italia nel Global Gender Gap Report 2017 si piazza all’82esimo posto su 144, dietro la Grecia (78esimo posto), il Belize (79esimo), il Madagascar (80esimo) ed il Messico (81esimo).
Nel 2015 eravamo al 41esimo posto. Nel 2016, al 50esimo. Nel report di quest’anno il balzo all’indietro prevede ben 32 posizioni più in basso.
In Italia oggi la popolazione lavorativa femminile è tuttora in percentuale più ristretta di quella maschile (tassi di occupazione rispettivamente del 47,2% e del 65,5%), a causa della tradizione e della cultura del nostro paese, mentre il tasso di disoccupazione è solo lievemente superiore per le donne (12,7% vs 11,3%). Tuttavia si può notare che nel mercato del lavoro italiano il numero di donne occupate sta crescendo (+6,5%).
Nel nostro Paese esiste una normativa a riguardo: l’articolo 46 del Decreto Legislativo 11 aprile 2006 n.198 (ex art. 9 L. 125/91), (modificato dal D. Legislativo 25 gennaio 2010 n. 5 in attuazione della direttiva 2006/54/CE relativa al principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione). Cosa prevede?
“Le aziende pubbliche e private che occupano oltre cento dipendenti sono tenute a redigere un rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, di altri fenomeni di mobilità, dell’intervento della Cassa integrazione guadagni, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta”.
Però i dati non sembrano disponibili e resta il fatto che in Italia il divario di remunerazione, fra uomini e donne è del 10,9%. Una differenza che sale al 36,3% fra i laureati.
Purtroppo per incidere su queste disparità occorre “coercizione” ed occorre la “penale” in caso di mancato rispetto della legge.
Vale a dire che l’azione di verifica e controllo non deve restare sul piano della teoria.
Se non ci sono questi due elementi insieme i cambiamenti avvengono al passo di lumaca ed infatti va sempre peggio: per sanare il gap tra le paghe maschili e quelle femminili, un anno fa le stime erano di 170 anni, oggi, da quello che è emerso al World Economic Forum di Davos, ci vorranno più di due secoli!!!
L’unico Paese che si distingue in meglio è l’Islanda, (nel quale metà dei ministri sono donna), e che ha approvato una legge che prevede che i datori di lavoro debbano fornire documentazione sufficiente per ottenere la certificazione ufficiale di azienda o istituzione che davvero rispetta la parità retributiva tra gender. Il controllo del rispetto della gender equality salariale è stato affidato alla polizia tributaria e anche al reparto scelto delle forze dell’ordine.
A livello mondiale le disparità di genere sono misurate e condivise dal World Economic Forum attraverso il Global Gender Gap Report: dal 2006 al 2016, è stato registrato un restringimento del gender gap nel mondo, soprattutto per quanto concerne le sfere attinenti alla salute, all’aspettativa di vita e al livello di istruzione.
* Con Gender Gap si intende la disuguaglianza tra uomini e donne in merito ad aspetti della vita economica, lavorativa e sociale. L’Osservatorio JobPricing, in collaborazione con HRC, la community dei professionisti delle Risorse Umane, rilascia “Gender Gap Report 2017”, con una panoramica completa sulle differenze di genere nel mercato del lavoro in Italia.