Oggi, 3 gennaio 2018, la Terra si trova al perielio, ossia al punto di minima distanza dal Sole, pari a 147,1 milioni di chilometri, e di conseguenza il disco della nostra stella apparirà un po’ più grande del solito. La Superluna cede il posto al Supersole, che oggi raggiunge il massimo diametro apparente dell’anno.

A ‘salutare’ l’evento astronomico ci saranno anche le prime stelle cadenti del 2018, ovvero le Quadrantidi, che raggiungeranno il picco proprio nella notte tra oggi e domani 4 gennaio, ma saranno ‘disturbate’ dalla Luna.

”La Terra ha raggiunto il perielio alle ore 6,34 italiane, quando si è trovata a 147,1 milioni di chilometri dal Sole, ossia 2,5 milioni di chilometri in meno della distanza media” spiega all’ansa l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope. La distanza fra la Terra e il Sole non è infatti sempre uguale perché il pianeta si muove lungo un’orbita ellittica, cioè leggermente schiacciata, e la distanza dal Sole oscilla da un minimo nel perielio a un massimo nell’afelio, che sarà raggiunto il 6 luglio, quando la Terra si troverà a 152,1 milioni di chilometri dal Sole’.

Durante il perielio il disco del Sole appare il 2% più grande della media: ”ed è importante avvertire – aggiunge l’astrofisico – che chi volesse salutare il fenomeno con l’osservazione del Sole tenga ben presente che servono filtri certificati, perché farlo senza gli strumenti adatti può essere molto pericoloso per gli occhi”.

E dopo il Supesole, come in una staffetta, il 31 gennaio sarà il momento della Superluna.

La prima eclissi del 2018 sarà infatti lunare e si verificherà l’ultimo giorno di gennaio, il 31: sarà un’eclissi totale e riguarderà la seconda Luna piena del mese, che nei Paesi anglosassoni è nota tradizionalmente come “Luna Blu” (“Blue Moon“).

Ma in verità quando la Luna viene oscurata totalmente dall’ombra della Terra assume invece una colorazione rossastra, tanto che, sempre nei Paesi anglosassoni, è nota come “Blood Moon” (o “Luna di Sangue“) quindi il 31 gennaio 2018 il satellite non diverrà di certo blu.

Once in a blue moon“ è un’espressione ben nota nel mondo anglosassone, si riferisce a qualcosa che si verifica ogniqualvolta la Luna diventa blu, quindi è come definire un evento “assurdo” o che comunque avviene molto raramente: in realtà due lune piene in un mese del calendario si verificano in media ogni 2,7 anni.

Come i pianeti si muovano nel cielo è una questione che affascina l’uomo sin dall’antichità. Molti modelli ne sono stati presentati nel corso della storia.

 Secondo Aristotele (e Tolomeo), il moto dei pianeti e degli altri satelliti (come la la Luna) avveniva in traiettoria circolare attorno alla Terra, posta al centro dell’universo: i corpi celesti, infatti, erano ritenuti perfetti, ed era quindi conseguenza che le loro orbite fossero descritte da cerchi concentrici, forme perfette, infinite, prive di inizio e fine, immutabili; il moto di ciò che avveniva sulla terra, caduco e corruttibile, obbediva invece a leggi differenti.

Lo scienziato polacco Copernico propose un modello dell’universo in cui al centro era situato il Sole, e attorno ad esso ruotassero, sempre in orbite circolari concentriche, gli altri pianeti, compresa la terra: questo rendeva conto di alcuni fenomeni che si riscontrano sul nostro pianeta, e di molte osservazioni fatte dallo stesso Copernico; tuttavia, anche il modello copernicano non riusciva a render conto di molti altri dati raccolti dalle osservazioni astronomiche.

All’inizio del 1600, lo scienziato tedesco Johannes von Kepler (latinizzato in Giovanni Keplero) formulò tre leggi, sulla base delle osservazioni del suo maestro danese Tycho Brahe, che prevedevano perfettamente (e lo fanno tutt’ora) il moto dei pianeti all’interno del sistema solare.