La rivista Cosmopolitan la definisce uno dei 9 Millenials che stanno cambiando il mondo. E se il 2018 sarà un anno migliore lo sarà anche grazie a lei, Valentina Sumini, ingegnere e architetto di Alessandria che, a 32 anni, progetta la vita degli umani su Marte. La ricercatrice italiana, già membro del MIT di Boston, ha vinto il concorso indetto dalla NASA, intitolato “Mars City Design Competition 2017”, volto proprio ad ideare l’insediamento della prima colonia umana sul Pianeta rosso. La Sumini ha guidato lo sforzo di squadra interdisciplinare che comprendeva nove studenti del MIT di diversi dipartimenti e gruppi di ricerca.

La Nasa ha preferito il suo progetto tra gli oltre gli 150 presentati.

E come l’ha sognata la nostra vita su Marte la Sumini?

Su Marte, la nostra città imiterà fisicamente e funzionalmente una foresta, usando risorse marziane locali come ghiaccio e acqua, regolite (o suolo) e sole per sostenere la vita. Progettare una foresta simboleggia anche il potenziale di crescita verso l’esterno in quanto la natura si diffonde attraverso il paesaggio marziano”.

“Redwood Forest” è questo il nome del progetto che crea cupole bianche o habitat di alberi che possono ospitare fino a 50 persone. Le cupole forniscono spazi pubblici aperti contenenti piante e abbondante acqua, che verrebbero raccolti dalle pianure settentrionali di Marte. Gli habitat degli alberi si trovano in cima a una rete di tunnel sotterranei, o radici, che forniscono l’accesso a spazi privati ​​e un facile trasporto agli altri abitanti dell’albero nella comunità di 10.000 persone. Oltre alla connettività, le radici offrono ai residenti la protezione dalle radiazioni cosmiche, dagli impatti dei micrometeoriti e dalle variazioni termiche estreme. Sono stati disegnati ambienti autosufficienti e sostenibili: un approccio utile anche sulla Terra per non sprecare risorse preziose.

Il team del MIT che ha progettato Redwood Forest comprende anche studenti di dottorato in aeronautica e astronautica, Samuel Wald, Matthew Moraguez e Alejandro Trujillo; studenti di dottorato in architettura Alpha Arsano e Kam-Ming Mark Tam MEng; gli studenti universitari del programma di progettazione e gestione integrati Meghan Maupin e John Stillman; e uno studente universitario di ingegneria civile e ambientale, Zoe Lallas.

 

( All’estrema destra Valentina Sumini) 

 

Un sogno abitare Marte? Per la giovane ricercatrice italiana, potrebbe diventare realtà “perché l’importante è non smettere mai di crederci, studiare e accettare nuove sfide”.

 

Dopo il Liceo Scientifico Valentina Sumini ha iniziato Architettura al Politecnico di Torino e ha proseguito con una doppia laurea specialistica. A seguire, un dottorato presso il Politecnico di Milano per studiare la vulnerabilità strutturale dei grattacieli in cemento armato realizzati negli anni ’50-’60 del XX secolo sia a Milano che a Chicago. Durante il percorso di studi ha studiato spesso all’estero, alla TU Delft in Olanda durante la Specialistica e all’Illinois Institute of Technology durante il dottorato. E’ arrivata al MIT grazie al Progetto Rocca Postdoctoral, all’interno del Digital Structures Research Group, per sviluppare ed esplorare strategie di form-finding e di ottimizzazione strutturale di habitat per l’esplorazione spaziale sia in orbita che sulla Luna e Marte.