Anaffettivo, con attitudine spiccata al cambio della partner (extra coniugale), indebitato fino al collo e con il vizio del gioco.

E’ la descrizione del marito di Federica che ha 45 anni e due figli adolescenti, sposata da 15 anni con il professionista poco più grande di lei. Uno di quegli uomini che se lo incontri ti sembra buono e simpatico ma in realtà è un fallito, inetto e frustrato che con la violenza delle parole scarica sulla famiglia i suoi insuccessi. Un uomo cresciuto in una famiglia maschilista dove la madre era “serva” dei figli maschi e del marito. Federica lavora per una società di servizi e guadagna 2000 euro al mese. Da quando sono stati sfrattati per morosità ha aperto gli occhi e si è accorta di quante bugie raccontasse il marito.

Per prendere in affitto un’altra casa ha dovuto firmare un contratto di locazione che prevede l’addebito diretto in banca e sulla sua busta paga. Il marito non si cura di lei, anzi tende anche a rimproverarla con toni violenti e con volgarità . Scene alle quali assistono i figli .

“Federica perché non lo lasci”, le chiedo?

“Da bambina ho sofferto molto la separazione fra i miei genitori”, mi risponde, “e non voglio che la vivano i miei figli”.

Faccio davvero fatica a comprendere come il clima familiare di Federica possa essere preferibile ad una separazione. Forse ci vuole più “coraggio” per restare all’inferno. Oppure è il contrario?

Sono tante le donne che pensano di essere ”condannate” in una situazione che non può cambiare, che non può essere modificata. Spesso la felicità è dietro l’angolo e basterebbe compiere il primo passo per andarci incontro.