Ha sfidato i pregiudizi, ha trasformato il suo dolore in riscatto, ha rivendicato il suo diritto di essere una DONNA libera. La protagonista del volume d’arte curato quest’anno da Menarini, Artemisia Gentileschi, è nata più di 400 anni fa, ma per la sua attualità sarebbe considerata, anche oggi, una fonte d’ispirazione. Per la prima volta in 61 anni, la collana d’arte del Gruppo Menarini rende omaggio a una DONNA artista. “Artemisia è stata una DONNA straordinaria, di una forza rivoluzionaria considerata l’epoca in cui viveva, straordinaria come artista, ma anche con coraggio e forza di volontà”.

Così Lucia Aleotti, presidente del gruppo Menarini, ha introdotto la presentazione del volume d’arte dedicato ad Artemisia Gentileschi, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze: il volume, curato da Alessandro Grassi per Menarini in collaborazione con Pacini Editore è l’opera più recente di una collana avviata oltre mezzo secolo fa, nel 1956. Il volume, ha spiegato Grassi, “vuole essere un avvio agile e stimolante per una rilettura dell’opera di questa grande pittrice del Seicento europeo. Piuttosto che un catalogo ragionato, rivolto ai soli specialisti, si tratta di un testo che invita il lettore a cogliere le mille sfaccettature e la vivacità culturale di Artemisia”.

La scelta della pittrice romana, DONNA di grande personalità e cultura che seppe ribellarsi, denunciandoli, agli abusi sessuali del suo maestro Agostino Tassi, riflette anche il nuovo impegno dell’azienda farmaceutica fiorentina contro la violenza sulle donne: “Abbiamo deciso quest’anno, con l’attenzione crescente alle violenze di genere, di dare il nostro contributo non condizionato a un corso di formazione per giornalisti sul tema, che sta avendo luogo in molte città”. Alla presentazione del libro è intervenuto il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, che ha illustrato al pubblico alcuni dei dipinti più famosi di Artemisia. “La sua nuova fama, basata non solo sulle vicende della sua vita, ma anche sulla sua arte, è straordinaria”, ha osservato, segnalando che “l’uso spregiudicato ed elegante del linguaggio caravaggesco, la crudezza strepitosa della scena, fanno della Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia,ad esempio, il secondo quadro degli Uffizi più cliccato su Instagram dopo la Medusa di Caravaggio“.