Della prima guerra mondiale sono stati raccontati la durezza della vita di trincea, le vittime e gli eroi. Poco si sa invece dell’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, con un primo approccio considerato da molti benpensanti come ‘un sovvertimento dell’ordine naturale delle cose’ destinato nei tempi successivi ad avere un grande impatto sul piano sociale e accelerando la presa di coscienza delle donne“.
‘Tutte a casa’ è il titolo della commedia di Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis, in scena fino al 17 giugno al teatro Manzoni di Roma, che riecheggia al femminile il ‘tutti a casa’ caratteristico degli immediati dopoguerra e non .a caso il sottotitolo recita ‘La guerra delle donne‘.
In questo caso, le donne di diverse estrazioni sociali, dall’alta borghesia al proletariato operaio, sono le protagoniste nella guida, nella gestione e nella catena di montaggio di una fabbrica di autocarri in pieno primo conflitto mondiale. La moglie del proprietario, interpretata da Paola Gassman, rileva la conduzione dell’azienda dopo che il marito viene fatto prigioniero dagli austriaci e sostituisce gli operai, anch’essi tutti al fronte, con le loro mogli, sorelle, compagne, madri, realizzando una rivoluzione industriale e femminista‘ante litteram’ e affrontando anche le dure questioni sociali e sindacali poste dalla leader delle operaie, impersonata da Paola Tiziana Cruciani. Per loro – le altre interpreti sono Mirella Mazzeranghi, Claudia Campagnola e Giulia Rupi – tutto procederà al meglio, pur tra alti e bassi, fino a che arriverà la notizia della fine della guerra e del ritorno, dal fronte o dalla prigionia, degli uomini.
Da una parte si vuole onorare il centenario della vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale con l’irredentismo di Trento e Trieste, pagato con il sangue di tanti martiri come N. Sauro, C. Battisti.
Da allora celebrare l’ingegnoso spirito d’intraprendenza delle donne che, sulla spinta dell’ideologia socialista di A. Costa e F. Turati, decisero d’uscire dal focolare domestico e prendere il posto dei mariti nelle fabbriche o nei servizi pubblici e nei trasporti, con il pensiero scandalizzato di chi le voleva solo casa, letto e chiesa.
D’altronde era già nato il movimento delle suffragette con la rivendicazione dei diritti sindacali e la tutela sul lavoro per l’incendio nella fabbrica Inglese del 1908, perciò non era strano se Margherita Colombo in Gallo si volesse sostituire al marito ingegnere fatto prigioniero dagli Austriaci per continuare la produzione d’autocarri per il trasporto di armi e munizioni per l’esercito. Ad interpretare questa figura coraggiosa e determinata è Paola Gassman con il suo tocco di classe, che per le prime decisioni si affida a Liliana, la segretaria del marito ed usa maniere dure per farsi rispettare, con le sue dipendenti. Margherita dovrà respingere l’insidie di un imprenditore rivale che con losche manovre vorrebbe portarle via l’azienda. Tuttavia questa politica svalutativa dell’impresa non fa che responsabilizzare l‘operaio, far nascere in loro lo spirito di corpo e la coscienza collettiva, solidarizzando con Margherita, che, di fronte a tanto amore, non potrà che dimostrare comprensione e venire a patti con il suo personale, tra cui la povera e pudica Teresa che con cinque figli piccoli sarebbe altrimenti costretta a rinunciare al lavoro. La neo imprenditrice recederà dal licenziamento, aprirà un asilo nido nella fabbrica e concederà un salario uguale a quello maschile, mentre arriva la gioiosa notizia della fine del conflitto.