Il calcio non è uno sport solo per uomini, anche le donne possono farlo e bene. Vedere l’Italia femminile ai Mondiali dopo 20 anni è un sogno che si realizza. Quest’anno è ancora più bello, visto anche che l’Italia maschile non si è qualificata ai Mondiali in Russia. Venti anni dopo l’ultima apparizione a un Mondiale (allora era negli Stati Uniti), l’Italdonne stacca di nuovo, con un turno di anticipo, il pass per la fase finale della massima competizione calcistica, in programma in Francia dal 7 giugno al 7 luglio del 2019. E le azzurre lo hanno fatto nel migliore dei modi, battendo il Portogallo 3-0 allo stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze.
Un cammino netto quello dell’Italia di Milena Bertolini. La ct, da quando è alla guida delle azzurre, è riuscita a infondere sicurezza alle sue giocatrici, creando uno spirito di squadra che era mancato in passato. Anche in questa gara l’Italia è apparsa più compatta rispetto alle avversarie. E il risultato finale, con i sigilli di Girelli, Salvai e Bonansea è frutto della voglia dell’Italia di imporre sempre il loro gioco. Le donne del calcio sono state più brave degli uomini? “Non la viviamo come rivalsa nei confronti dei maschi, assolutamente no. A me dispiace che loro non siano andati, ci perde tutto il movimento”, ha risposto il ct Bertolini a quanti glielo chiedevano.
E’ un grande orgoglio andare ai Mondiali, significa anche dare senso a tutto il lavoro delle persone che stanno nel mondo del calcio femminile e che per tanti anni hanno lavorato in questo ambiente senza avere dei grandi riscontri.
Un lungo lavoro sulla mentalità e sulle potenzialità delle giocatrici. Questa la ricetta che ha portato al successo la nazionale italiana femminile di calcio che ha centrato la storica qualificazione ai mondiali del prossimo anno.
“Ho esultato come non mi succedeva da tempo”. Così Renzo Ulivieri sulla qualificazione diretta. “Spero che dopo questa storica qualificazione ci sia una inversione di tendenza per consentire ancora di più alle ragazze di giocare a pallone, perché’ questo sport è formativo ed educativo”
La fisicità delle avversarie in questi anni ha quasi sempre fatto la differenza. Per la CT della Nazionale la strada per limitarla è stata quella di lavorare “attraverso la tattica e non stando più a rincorrere le rivali. Quindi abbiamo lavorato sull’aspetto tecnico e sulla disciplina. E soprattutto, spiega, sulla squadra che va a difendere in avanti. Prima anche in superiorità numerica si giocava sempre in difesa. Si è agito sull’offensivista’ e sulla rapidità del gioco che è data dalla velocità del passaggio, non dalla fisicità”. A completare la ricetta vincente, anche lo smarcamento veloce, la riconquista immediata della palla e l’andare avanti per aggredire. Per il calcio internazionale punto fermo è la costruzione dal basso e della difesa a partire dall’importanza del ruolo del portiere, che è, termina Bertolini, la giocatrice in più.