E’ già al centro di polemiche la nuova campagna pubblicitaria della firma di abbigliamento statunitense ‘Gap’, che ritrae una bambina velata. Finora è stata diffusa solo negli Stati-Uniti e in Gran-Bretagna.

La campagna intitolata “Back to school” presenta in anteprima la collezione bambini per il prossimo autunno, scegliendo come modella una ragazzina dai cappelli afro e un’altra che indossa un hijab di colore blu, indicando il “soft denim come il trend da indossare a scuola”. La campagna contestata è ambientata nel quartiere Ps13 di Harlem a New York. Il manifesto, pubblicato sul sito e l’account Twitter della ‘Gap’, è stato ampiamente condiviso sui social, accolto in alcuni paesi europei, Francia in primis, da una valanga di commenti negativi e da un appello a boicottare la nota firma Usa. Tra le prime reazioni quelle di esponenti politici francesi vicini al presidente Emmanuel Macron e alla destra di ‘Les Re’publicains’. “Non accetterò mai di vedere bimbe velate. Non andrò mai più da Gap” ha tweetato Anne-Christine Lang, deputato ‘La Re’publique en Marche’ a Parigi.

 

“Gap porta avanti la sua sottomissione all’islamismo con i suoi manifesti che ritraggono bambine velate. Un’imposizione che rappresenta un maltrattamento, un calpestamento dei nostri valori di uguaglianza, libertà e laicità” ha commentato Lydia Guirous, portavoce di ‘Les Re’publicains’. Oscurata da poche ore la pagina della versione francese del sito di ‘Gap’ che spiegava come “per la prossima stagione GapKids incoraggia i bambini a ritornare a scuola celebrando le diversità, offrendo loro nuove fonti di ispirazione”. L’anno scorso la firma di abbigliamento statunitense e’ finita al centro di un’altra polemica dopo aver ritratto una giovane DONNA dal volo coperto in una campagna pubblicitaria e nelle vetrine dei suoi negozi. “Non vendiamo hijab ma la nostra firma intende celebrare la diversità. I nostri clienti, i nostri dipendenti hanno origini, religioni e stili di vita molto diversi che vogliamo sostenere tutti” si era difesa la direzione di ‘Gap’.

Nella campagna di Gap non ci vedo affatto  il rispetto delle diversità e la diffusione di una cultura dell’ accoglienza.

La cultura islamica vuole la donna sottomessa. Altro che pubblicità progresso. Questa è una campagna di regressione che non opera per togliere i veli alle donne.

Un’altra occasione persa per un marchio della moda mondiale che attraverso i suoi canali ed il denaro investito per il marketing ha sprecato un occasione importante a favore delle donne.