Il diritto di abortire sta diventando sempre più un diritto effimero, inapplicabile se non si hanno soldi. Un altro diritto negato alle donne. Ecco perché nasce l’appello a firmare una petizione proposto da quattro ginecologhe non obiettrici : Silvana Agatone, ginecologa Presidente Laiga, Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della Legge 194/78 e socia fondatrice di “Rebel Network”, Elisabetta Canitano, ginecologa non obiettrice Vita di Donna, Concetta Grande, ginecologa non obiettrice socia Laiga, Giovanna Scassellati, ginecologa non obiettrice Responsabile Uosd salute riproduttiva Ospedale San Camillo. La petizione raccoglie sempre più firme e adesioni. Ai 16mila firmatari si sono unite il Segretario Cgil Susanna Camusso, Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Josefa Idem e tre leader del movimento delle donne per “aborto legale e sicuro”, Ailbhe Smith protagonista del referendum in Irlanda, Gisella Carino attivista e influencer argentina e Justyna Frydrych attivista polacca, una delle organizzatrici delle manifestazione a Varsavia contro il divieto di abortire.

Le quattro ginecologhe non obiettrici si rivolgono nella petizione direttamente alla ministra della Salute, Giulia
Grillo, “perché’ venga garantita l’applicazione della 194 e vengano sanzionati i tanti Enti ospedalieri che, contrariamente agli obblighi di legge, non forniscono il servizio di interruzione volontaria di gravidanza”.

Le dottoresse chiedono anche di istituire una ‘helpline’ per dare informazioni alle donne.

A meno che una donna non sia ricca il diritto di abortire diviene una ricerca affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a regione, col rischio di arrivare fuori tempo nei pochissimi ospedali dove vi sia un ginecologo disponibile. Lo Stato accetta l’obiezione anche di medici e infermieri che dovrebbero assistere le pazienti prima, durante e dopo l’intervento. L’obiezione di coscienza di anestesisti e personale di sala operatoria che dovrebbero garantire la sicurezza delle donne, provoca di fatto umiliazione e abbandono della paziente che richiede l’Ivg.

Tutto ciò disattende in maniera clamorosa l’articolo 9 della legge 194/78 che obbliga tutti gli Enti ospedalieri a garantire l’effettuazione delle interruzioni volontarie di gravidanza.

Il personale ospedaliero in molte strutture sanitarie subisce pressioni e mobbing per firmare l’obiezione”.

L’iniziativa, lanciata sulla piattaforma Change.org e’ sostenuta da Rebel Network, rete femminista, dalla Ong Differenza Donna, da Dire, Donne in Rete contro la violenza e da Ippf European Network.

Link per firmare la petizione