L’emergenza COVID19 ha messo a nudo molte inefficienze. In primis l’incapacità della Scuola italiana di continuare a garantire ai nostri figli il diritto allo studio. Un diritto costituzionalmente garantito ma che viene puntualmente calpestato.

Eppure potenzialmente ci sarebbero tutte le condizioni materiali e immateriali per fare didattica a distanza. Per non lasciare soli gli studenti e le loro famiglie. Tecnologie e innovazioni che non si usano perché non è obbligatorio usarle.

In pratica oggi la didattica a distanza è affidata alla buona volontà di insegnanti e dirigenti scolastici. Professionisti che hanno voglia di fare ed innovare indipendentemente da tutto. E proprio grazie a questa buona volontà, questa attitudine a crescere, imparare, innovare, che poi dovrebbe essere nel DNA di ogni bravo maestro, che qualche istituto scolastico ha attivato la didattica a distanza con successo. Alle 8.00 “suona la campanella” virtuale e gli allievi fanno l’appello con l’insegnante da remoto.  Ma sono pochissimi i casi. La scuola di fronte a questa emergenza si è mostrata impreparata. È molto grave. Scrivo in qualità di genitore di due alunni delle medie inferiori e superiori della città di Napoli, che come tutti sta affrontando con grande sacrificio un periodo di notevole complessità ma anche come cittadina, giornalista e dirigente sindacale, che sente il peso del proprio ruolo civico e intende viverlo pienamente, soprattutto in momenti come questo.

 

 

Credo che la “crisi coronavirus” ci ponga tutti dinanzi alle nostre personali responsabilità e ci obblighi a fare di tutto per aiutare il paese a superare un baratro enorme, purtroppo scontrandoci con i limiti e gli ostacoli dettati molte volte da cattive abitudini o limiti culturali che si sono trasformati negli anni in macigni per la crescita del nostro territorio.

La situazione della didattica mi sembra esemplificativa di questa condizione, la cui modernizzazione è ancora legata alla buona volontà dei singoli, ma purtroppo davanti ai momenti di crisi riscontriamo come troppe volte l’ottimismo della volontà soccomba drammaticamente contro il pessimismo della ragione. Il tema della didattica a distanza e degli strumenti tecnologici disponibili per supportare questa azione è previsto dal Dpcm del 4 marzo 2020. Si prescrive che debbono essere attivate le modalità di didattica a distanza, con particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. Ebbene ad oggi i nostri ragazzi vedono declinata tale prescrizione normativa in un banale downoload ed upload di compiti (tra l’altro utilizzando piattaforme poco performanti e soggette a continui blocchi) o in comunicazioni sulle chat a maggiore diffusione sul mercato.

Molto di più si può fare, si deve fare; la didattica è principalmente interazione docente/discente, senza la quale diventa nozionismo che sfavorisce soprattutto i ragazzi più deboli e con maggiori gap, lasciandoli indietro, la scuola non può e non deve fingere di non aver coscienza di questo.

La tecnologia ci aiuta, ci sono molti strumenti a disposizione dei docenti ( la stessa pagina di indirizzo del ministero https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html, indirizza alle piattaforme esistenti) e in alcuni casi sono stati anche implementati con grande successo.È a questi casi che dobbiamo guardare e dobbiamo ispirarci. L’anno scolastico non è perso e dobbiamo lottare per evitare che sia sprecato. Fra l’altro a Napoli le scuole sono state spesso chiuse per ragioni legate all’allerta meteo. Già questa esperienza ci avrebbe dovuto stimolare sulla necessità, non più rinviabile, di utilizzare gli strumenti e le tecnologie che ci consentono di garantire il diritto costituzionale allo studio e all’istruzione garantendo allo stesso tempo il diritto alla salute e alla sicurezza.  

Dobbiamo proteggere i nostri ragazzi che sono il nostro futuro.  Per queste ragioni ho scritto ai Ministri dell’Istruzione e dell’Innovazione ed ho scritto all’Ufficio Scolastico regionale appellandomi alla sensibilità di ciascuno affinché, da subito, sia resa obbligatoria la didattica a distanza. Senza lasciare nessun alunno indietro.