BULIMIA batte ANORESSIA

In Italia i bulimici sono più del doppio degli anoressici: è la patologia alimentare dei nostri tempi. Giulia, 17 anni, di Genova, soffriva di
 bulimia ed era in lista per il ricovero in una struttura specializzata fuori dalla sua regione. Ma la chiamata 
non arrivò in tempo. In molte regioni italiane mancano strutture specializzate e ciò causa una migrazione dei pazienti, con gravi ritardi nella diagnosi e nelle cure. Nel 2016 anoressia e bulimia insieme hanno causato 3.240 vittime.

Il papà di Giulia, Stefano Tavilla, ha poi costituito l’associazione “Mi nutro di vita” ( minutrodivita.it) per promuovere una giornata di sensibilizzazione contro i disturbi del comportamento alimentare (Dca), che si svolge il il 15 marzo, nel giorno in cui Giulia morì nel 2011. Questa settima edizione della Giornata nazionale
 del fiocchetto lilla (simbolo della lotta contro i Dca) 
si è concentrata soprattutto sulla bulimia, più insidiosa
 (perché spesso chi ne soffre è normopeso) e ormai più
diffusa dell’anoressia. Nella popolazione generale, i
bulimici sono il 70 per cento dei pazienti che soffrono
di disturbi del comportamento alimentare, contro il
 30 per cento degli anoressici secondo la Società italiana riabilitazione disturbi del comportamento alimentare e
 del peso. Ora si ammalano di più anche gli uomini, uno ogni quattro donne, e si è allungata l’età a rischio: l’esordio può avvenire a 8-10 anni, ma ci sono anche pazienti di oltre 50. La grande patologia alimentare attuale è multicompulsiva: abbuffate seguite da metodi vari per scongiurare l’aumento di peso (vomito, diuretici e lassativi, eccesso di esercizio fisico), a volte correlate con ipersessualità, cleptomania, disturbi della personalità. Sul sito del ministero della Salute si può consultare la mappa dei centri specializzati (disturbialimentarionline.it). Anche un numero verde nazionale 800180969 raccoglie le richieste di aiuto a livello nazionale.

«Non può, non deve capitare ad altri. La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza. Lei non ce l’ha fatta, ma non ci devono essere altri figli che muoiono quando potevano essere salvati.”

(STEFANO TAVILLA, Presidente Ass. Mi Nutro Di Vita e papà di Giulia, morta a 17 anni per bulimia)