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Oracle paga donne meno dei maschi

Il Governo Usa contro ORACLE che discrimina donne e minoranze: 11.000 asiatici e 5.000 donne sottopagati. La denuncia del governo Usa contro il gigante hi-tech, dopo una recente class action di 4200 lavoratrici, riaccende nuovamente i riflettori sulla Silicon Valley, da due anni sotto accusa per vicende di molestie sessuali, razzismo, violazione della privacy e inequaglianze salariali. La causa aperta dal dipartimento del lavoro degli Stati Uniti è una documentata requisitoria contro la società’ che ha il suo quartier generale nella baia di San Francisco e fornisce servizi di cloud computing a tutto il mondo. Oracle e’ accusata di sottopagare 500 donne, con disparità del 20% rispetto ai colleghi uomini che svolgono le stesse mansioni, e oltre 11 mila asiatici, con un gap dell’8% verso i colleghi di pari livello. La compagnia inoltre preferisce fortemente assumere asiatici usando come leva per ridurre gli stipendi. Dei 500 laureati ingaggiati recentemente da ORACLE per il suo quartier generale il 90% era asiatico. Una priorità che porta all’esclusione di altre minoranze: nel 2015 non è stato assunto alcun laureato ispanico, e nel 2016 nessun afro-americano con titolo accademico. Negli ultimi 4 anni dei 500 entrati nella società per svolgere lavori tecnici solo cinque erano ispanici e solo sei erano neri. “La riduzione di paga per i suoi dipendenti non bianchi e non maschi è così estrema che persiste e peggiora nel corso della carriera”, sostiene il governo Usa, aggiungendo che le donne, i neri e gli asiatici con anni di esperienza sono pagati mediamente il 25% in meno dei loro colleghi. Nei confronti di Oracle è stata inoltre intentata la class action da oltre 4200 lavoratrici, secondo le quali l’azienda paga le donne in media 13 mila dollari in meno l’anno rispetto ai colleghi uomini. In media, le DONNE hanno portato a casa stipendi base inferiori del 3,8% rispetto agli uomini con le stesse mansioni. Il divario arriva al 13,2% nei bonus e schizza al 33,1% negli stock azionari.

“Non potevo crederci. Ero arrabbiata”, ha raccontato al Guardian Marilyn Clark, una dei querelanti di Oracle. Ha scoperto la differenza di stipendio quando ha visto la busta paga dimenticata dal collega in uno spazio comune. Guadagnava 20 mila dollari in più, anche se era stata lei ad istruirlo nel lavoro. “Mi sentivo come se mi avessero presa a pugni nello stomaco”, ha aggiunto la 66enne che si è dimessa da allora.

L’avvocato delle querelanti, Jim Finberg, sostiene che “le DONNE vengono pagate meno in tutti i settori”. “Sono alcune delle statistiche piu’ forti che abbia mai visto, numeri incredibilmente alti”, aggiunge. Le enormi differenze negli stipendi base, nei bonus e negli stock non sono giustificate da “validi motivi di lavoro”, si legge nella denuncia che sottolinea che le disparità esistono anche per le DONNE e gli uomini con gli stessi punteggi di valutazione delle prestazioni, nelle stesse categorie di lavoro. La causa nei confronti di Oracle arriva in un momento molto delicate per i giganti dell’hi-tech americano tra accuse di discriminazione razziale, molestie sessuali, disparita’ di retribuzione e lavoro forzato. La compagnia ha vari contratti con il governo federale, per oltre 100 milioni di dollari l’anno: questo significa che è soggetta alla legge anti discriminazione e ai controllo del dipartimento del lavoro.