Maria Skłodowska-Curie nasceva 150 anni fa: due premi Nobel, l’unica donna a poter vantare questo record, uno in chimica e l’altro in fisica e la scoperta di due elementi (il polonio e il radio). Una mente brillante, la passione per lo studio e la grande determinazione l’hanno portata ad essere una delle scienziate più importanti del secolo scorso. Il genio della fisica e della chimica fu la prima donna a insegnare alla Sorbona di Parigi.

Marie Curie è la scienziata polacca che ha scoperto la radioattività, che ha rivoluzionato la medicina offrendo nuovi strumenti terapeutici ed ha aperto la strada alla ricerche che hanno portato alla bomba atomica. Ha contribuito alla nascita della fisica quantistica, che inquadra i fenomeni del mondo atomico e nucleare, a cui è legato lo sviluppo dell’elettronica moderna. Nel 1927 fu tra coloro che formularono la teoria quantistica alla celebre conferenza Solvay, insieme ad Einstein e Bohr. Ancora una volta l’unica donna. Nata a Varsavia il 7 novembre del 1867, ultima di cinque figli, Maria Curie iniziò gli studi con il padre, professore di Fisica. All’epoca in Polonia l’università era proibita alle donne, così seguì per qualche tempo i corsi clandestini dell’Università Volante (Flying University) per le donne. Nel 1891 si iscrisse all’università Sorbona di Parigi dove si laureò in fisica e matematica. Lì conobbe nel 1894 quello che diventerà suo marito nel 1895, nonché compagno di ricerca, Pierre Curie. Con lui ed Henri Becquerel condivise nel 1903 il Nobel per la fisica, per il lavoro sulla radioattività. Nel 1906 il marito morì investito da una carrozza, e la Sorbona le offrì la sua cattedra di fisica. Nel 1911 ebbe il Nobel per la Chimica, per aver scoperto e isolato due nuovi elementi, il radio e il polonio. Né lei né il marito vollero mai depositare il brevetto delle loro scoperte, per donare all’umanità i risultati delle loro ricerche. Durante la Prima guerra mondiale Marie, insieme alla figlia Irene (a sua volta premio Nobel per la Chimica nel 1935 insieme al marito Frederic Joliot-Curie), si impegnò come radiologa spostandosi sul fronte con automobili attrezzate con apparecchiature a raggi X, chiamate in suo onore “Piccole Curie”, per curare o estrarre pallottole ai soldati. Morì nel 1934 per una grave forma di anemia aplastica, malattia sicuramente contratta a causa della continua esposizione a materiali radioattivi dei quali al tempo non si conosceva ancora la pericolosità.

Provo a immaginarmela questa donna, nella sua quotidiana unicità o nella sua quotidianità unica.

Non sa che sta cambiando il corso della storia delle scienze fisiche.

La immagino mentre prepara gli appunti per la lezione e decide cosa cucinare per il pranzo con i due figli, mentre si rimbocca le maniche dopo la morte del marito e prende sulle sue spalle il peso della famiglia.

La immagino la sera tardi a casa ancora a lavorare, a cercare di capire, immersa nel bagliore scintillante delle provette del suo laboratorio radioattivo…

E’ anche vittima della morale pubblica, (dopo la scomparsa del marito), per la sua breve storia d’amore con un uomo già sposato e padre di quattro figli, il fisico Paul Langevin. Lo scandalo, amplificato dalla stampa sessuofoba, scatena una forma di odio nei confronti della donna. Quella che prima era stata descritta come una madre devota e un’aiutante solerte, era diventata “la polacca”, “la ladra di mariti”.

Dopo la morte della scienziata e fino al 1978, la sua casa divenne la sede dell’Istituto di Fisica Nucleare della Facoltà di Scienze di Parigi e della Fondazione Curie. Non si era valutata la reale contaminazione dell’edificio se molti abitanti del quartiere cominciarono misteriosamente ad ammalarsi di cancro. Dopo le valutazioni del caso, quelle stanze furono bonificate nel 1991.

Le spoglie di Marie Curie e del marito Pierre sono state trasferite al Pantheon di Parigi: Marie Curie è stata così la prima donna della storia ad aver ricevuto questo onore, lei che ha aperto al genere femminile le porte della ricerca scientifica riposa nel tempio di anime illustri dedicato “Aux grands hommes/Ai grandi uomini”…sebbene sia una donna!

Per il timore di contaminazioni radioattive la sua bara è stata avvolta in una camicia di piombo.