Luciana Esposito è un’eroina. E’ una giornalista coraggiosa che non si è lasciata intimidire neanche di fronte alle aggressioni . E’ stata vittima di un violento pestaggio nel dicembre del 2015 a Ponticelli, quartiere di Napoli est. Ed è stata vittima di omertà e indifferenza: nessuno dei tanti che hanno assistito alla sua aggressione è andato a testimoniare alle Forze dell’Ordine.
‘Se mio marito non fosse in galera tu saresti già morta‘, le ha riferito la moglie di un boss del quartiere Ponticelli che l’ha avvicinata due settimane fa. Luciana lo ha detto raccontando la sua testimonianza sul palco allestito ieri, nella piazza di Ostia, per la manifestazione organizzata da FNSI e Ordine dei Giornalisti a difesa della libertà della stampa.
Luciana è stata colpita perché racconta il degrado e il malaffare, perché è simbolo di un riscatto possibile e per dare un messaggio chiaro alle persone che vivono in quel quartiere.
Mi ha commossa Luciana. Mi commuove il suo sogno di cambiare il mondo . Di vincere sul male. Mi commuove la sua tenacia.
Mi fa rabbia pensare che a distanza di 2 anni dalla sua aggressione la giustizia non sia ancora arrivata.
Luciana Esposito è la direttrice di Napolitan, giornale online che racconta Napoli e le sue periferie. La ‘colpa’ di Luciana è stata offrire una opportunità ai ragazzi dei quartieri più svantaggiati attraverso la collaborazione con il suo giornale per sfuggire alla criminalità.
Penso che Luciana ha la rabbia e la determinazione di chi vive ed è cresciuto in un quartiere difficile di Napoli dove la camorra opera quasi indisturbata. Che vive il giornalismo come missione, come contributo alla denuncia, al cambiamento. Ogni articolo è un grido di speranza che ripete come un mantra che non bisogna arrendersi. E non lo fa solo con la ‘penna’, no. Lei continua a vivere in quel quartiere , vicino ai suoi aggressori , continua a scrivere.
Sono fermamente convinta che non si possa fare giustizia se i tempi per arrivare ad una sentenza sono troppo lunghi.
Luciana attende un verdetto contro i suoi aggressori da oltre due anni e l’ultimo rinvio è fissato al 2018.
Credo che per Luciana e altri casi come il suo la “giustizia debba correre”. Credo che una giustizia lumaca finisce per non essere giustizia e finisca per alimentare un sentimento di sfiducia diffuso perché chi sbaglia “resta impunito”.
Luciana ha chiuso il suo intervento sul palco di Ostia ringraziando la piazza, ripetendo che le manifestazioni come quella servono e sono importati. E aiutano lei e gli altri colleghi minacciati a sentirsi meno soli. Luciana è solo una dei tanti giornalisti minacciati. Con loro è minacciata la libertà di stampa e la democrazia. Dobbiamo starle accanto concretamente, tangibilmente, anche con le manifestazioni. Anche quando tornerà in tribunale.